Il Conflitto Interiore del Caregiver: Quando Accudire Chi ti ha Ferito
- Barbara Ponzinibio
- 18 set
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 5 giorni fa
C'è un dolore ovunque che tocca il cuore di molti: il conflitto interiore del caregiver
Nel mio studio qui a Forlì, incontro spesso persone che si portano dentro un peso invisibile. Non è un peso qualunque: è quello che chiamo il conflitto interiore del caregiver che deriva dall'assistenza di una persona molto vicino a noi.
Non si tratta però di una semplice assistenza. Si tratta di un momento in cui la vita ti mette davanti a un compito difficile: prenderti cura di qualcuno che, in passato, ti ha ferito e ha lasciato rancori irrisolti.
È un ruolo che ti mette alla prova, costringendoti ad affrontare il tuo passato ogni singolo giorno.
Questa dinamica aggiunge un peso inimmaginabile a un ruolo già logorante. Ti ritrovi, in un paradosso crudele, a dover dare amore, pazienza e dedizione a una persona che è stata, in un certo senso, il tuo tormento.
Una battaglia silenziosa che si sente nel corpo e nell'anima
La mente di chi vive questa situazione è un campo di battaglia. Questo profondo conflitto interiore non è solo rabbia o senso di colpa, ma un'intera orchestra di emozioni che non ti dai il permesso di ascoltare. Il caregiver si nega ciò che sente davvero, per non sentirsi "cattivo" o ingrato. E così, la rabbia per il passato viene schiacciata dentro, trasformandosi in tensione muscolare, insonnia o stress cronico.
La tristezza, poi, non ha spazio per esistere pienamente.
Il dolore di allora si sovrappone a quello di oggi, creando un groviglio emotivo che sembra impossibile da sciogliere. In questo ruolo, il tuo vecchio bisogno di essere visto e riconosciuto si scontra con la necessità di metterti da parte, di renderti quasi invisibile per l'altra persona.
È un ciclo che ti svuota: cerchi di dare tutto, ma senti di non ricevere nulla. Il legame è bloccato, come se fosse sospeso in una bolla di silenzi e non-detti.
Il peso del "dover essere" e la trappola del "gesto d'amore"
La nostra società tende a vedere il caregiver come una figura eroica. Per chi vive questo conflitto, però, è una trappola in più. Ti senti costretto a recitare la parte del "bravo figlio" o del "bravo genitore" o del "bravo coniuge" nascondendo la tua vera sofferenza.
Questo "dover essere" ti allontana da te stesso, alimentando un conflitto interiore sempre più forte.
La tua cura non è un atto d'amore liberamente scelto, ma un gesto di rassegnazione che ti sta consumando. E spesso, è il corpo a dare i primi segnali d'allarme, con sintomi psicosomatici che manifestano ciò che la mente non riesce a esprimere.
Liberare l'energia bloccata: è un primo passo verso te stesso
Come psicologa a Forlì, so che si migliora solo quando si riconosce la propria esperienza per quella che è. Per il caregiver, il "qui e ora" non è solo prendersi cura, ma anche portare il peso di un passato che torna a bussare ogni giorno.
Il mio lavoro si concentra sul ripristinare il contatto con le tue emozioni. Si tratta di dare spazio e validità a tutte le sfumature di questo conflitto interiore.
È fondamentale che tu possa distinguere la persona che sei oggi da quella indifesa che eri in passato. In questo modo, l'energia emotiva bloccata potrà finalmente sciogliersi.
Riconoscere i tuoi limiti non è un fallimento, ma un atto di profondo rispetto verso te stesso. Non si può essere "perfetti", e a volte è necessario chiedere aiuto o trovare altre soluzioni.
Nominare il conflitto, dire ad alta voce "mi sto prendendo cura di una persona che mi ha fatto del male", è il primo, vero passo verso la consapevolezza e la gestione del tuo vissuto.
Chi vive questa situazione non è un eroe, né una persona crudele.
Sei solo un essere umano che naviga in acque tempestose, cercando di trovare un senso in un'esperienza che sembra non averne. Riconoscere e dare voce a questa sofferenza è il primo passo verso un equilibrio che, anche se difficile, è possibile trovare.
Se ti riconosci in queste parole e cerchi supporto psicologico qui nella zona di Forlì, sappi che non sei solo. Parlarne con un professionista è un atto di coraggio e di profondo amore verso te stesso.







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